venerdì 3 aprile 2015

"Il cavaliere inesistente" di Italo Calvino



L’autore:
L’autore è Italo Calvino, (Cuba 1923-Siena 1985). Egli dopo gli studi e la Resistenza in Liguria si laureò in Lettere a Torino. Dal 1947 al 1983 lavorò a vario titolo per l’editore Einaudi. Visse a Sanremo, a Torino, a Parigi e dal 1980 a Roma. Collaboratore di quotidiani e riviste, diresse insieme a Vittorini  “Il menabò di letteratura”. Tra le sue opere più importanti ricordiamo: Il barone rampante, Marcovaldo e le Cosmicomiche.
Casa editrice:
Oscar Mondadori. Il libro è stato scritto nel 1959 ma io ho letto una edizione del 2015.
Trama:
Il racconto è raccontato da una suora in un convento. 
Carlo Magno aveva adunato tutti i capi degli eserciti di Francia. L’ultimo era un cavaliere dall’armatura bianca molto ben tenuta, il suo nome era Agilulfo Emo Bertrandino dei Guildiverni e degli Altri di Corbentraz e Sura, cavaliere  di Selimpia Citeriore e Fez!
Subito a Carlo Magno scappò un risolino ma si trattenne e gli chiese di togliersi l’elmo per farsi riconoscere.
Anche se con un paura si tolse l’elmo e sotto non c’era niente. Carlo Magno restò sbalordito ma accettò lo stato del cavaliere più che altro per non procurarsi altri problemi.
La sera stessa Agilulfo incontrò, mentre stava girovagando per il campo, un giovane ragazzo di nome Rambaldo. Egli voleva vendicare suo padre morto in battaglia e quindi, per chiedere consigli si affidò a lui.
Il giorno seguente tutti i cavalieri dell’esercito di Francia andarono a visitare dei paeselli e in ognuno di essi vi era sempre un uomo matto che prima si credeva un’anatra e poi un pero, lui si chiamava Gurdulù. Carlo Magno decise di fargli fare da scudiero ad Agilulfo ma, nonostante i tentativi di prenderlo, Agilulfo non ci riuscii.
Dopo un po’ di tempo Agilulfo decise che Rambaldo era pronto per uccidere l’uccisore di suo padre. Nel campo di battaglia, viste le diversità delle lingue dei condottieri, vi era sempre un interprete.
Appena arrivato sul campo di battaglia, dopo una grande confusione Rambaldo riuscì a uccidere il suo nemico e tornò al campo speranzoso di essere accolto a braccia aperte dalla persona che tanto amava: Bradamante, che però non ricambiò il suo amore.
Dopo un po’ Rambaldo scoprii che Bradamante amava Agilulfo e quindi rimase molto deluso.
Quella sera Agilulfo andò a mangiare con tutti gli altri paladini. Ma voi vi chiederete come Agilulfo poteva mangiare? Ebbene sì, lui non mangiava ma quando era a tavola, o faceva delle sculture con le briciole del pane, o sminuzzava tutti i cibi per poi farli riportare in cucina. Durante questa cena Agilulfo, che era molto preciso, corresse tutte le storie inventate o romanzate dai cavalieri, ma ad un certo punto si alzò dalla tavola un ragazzo di nome Torrismondo...
La storia si conclude con un finale sorprendente che se volete scoprire dovete leggere il libro!!!
Commento:
Questo libro e un po’ difficile da capire all'inizio ma poi se ti fai trasportare nel magico mondo della lettura, come è successo a me, il libro diventa bellissimo e molto affascinante. 
Temi principali:
Direi che il tema principale è quello del coraggio e della fierezza, sia perché è un libro molto avventuroso, sia perché il protagonista, Agilulfo, è molto coraggioso anche nel gesto di togliersi l’elmo, dato il suo stato.
Frase preferita:
La mia frase preferita è: “SOTTO LE ROSSE MURA DI PARIGI ERA SCHIERATO L’ESERCITO DI FRANCIA”
Luca Co. 2C 

1 commento:

  1. La storia, ambientata nel Medioevo, per la maggior parte in Francia all’epoca delle Crociate contro gli Infedeli, si sviluppa intorno a due personaggi opposti: Agilulfo, un valoroso cavaliere di Carlo Magno, che indossa una lucida armatura bianca, incapace di mentire, e Gurdulù, un personaggio praticamente matto e che diventerà nel corso delle vicende lo scudiero del protagonista.
    Intorno a queste due figure ruotano gli altri personaggi, come il giovane Rambaldo, che rappresenta una sorta di altro protagonista e molti altri cavalieri, tutti arroganti e fieri delle proprie imprese.
    Mentre Agilulfo, presentatosi alla corte di Carlo Magno a Parigi, è indicato come esempio agli altri cavalieri per la legge di perfezione che lo guida e che al tempo stesso lo rende inumano, il giovane Rambaldo vuole vendicarsi dell’argalif pagano Isoarre, che ha ucciso suo padre. Caduto in un’imboscata, Rambaldo è salvato dalla bella Bradamante, di cui s’innamora all’istante; Bradamante è però a sua volta innamorata proprio di Agilulfo, e rifiuta quindi il giovane. Il tutto si sblocca quando un altro giovane cavaliere, Torrismondo, svela di essere il figlio di Sofronia, la donna che, salvata quindici anni prima da Agilulfo dalle mani di alcuni briganti e creduta all’epoca vergine, era valsa al protagonista il titolo nobiliare per la difesa della sua purezza.
    Colpito nell’onore e cioè nella propria identità di cavaliere Agilulfo parte alla ricerca della donna per scoprire la verità, seguito a ruota da Bradamante, Rambaldo e Torrismondo, che vuole ritrovare il padre, membro del fantomatico Sacro Ordine dei Cavalieri del Graal.
    La ricerca conduce Agilulfo dall’Inghilterra al Marocco sulle tracce di Sofronia, mentre Torrismondo si reca nella terra di Curvaldia e scopre che in realtà i Cavalieri del Graal non sono affatto i paladini che si aspettava e che anzi opprimono i contadini con tasse pesanti. Dopo che il “cavaliere inesistente” ha recuperato Sofronia e l’ha condotta al campo dei Franchi, Torrismondo, nel frattempo innamoratosi perdutamente di lei, scopre di non essere suo figlio ma il suo fratellastro: i due, sposati al cospetto di Carlo Magno, possono regnare felicemente sul regno di Curvaldia.
    Agilulfo invece non viene a conoscenza della verità: credendo di aver ormai perso l’onore, scompare cedendo a Rambaldo la propria armatura. Anche Bradamante rivela infine la propria identità: ella altro non è che suor Teodora, nel libro narratrice delle vicende.
    Delusa dai suoi amanti, la donna è solita rifugiarsi in un convento per espiare il proprio dolore; ma in questo caso, in chiusura del romanzo, sarà la voce dell’innamorato Rambaldo a farla fuggire dal monastero.

    A me è piaciuto molto questo libro, perché la storia è di genere fantastico, i personaggi sono stati divertenti e strani allo stesso tempo e tutto questo non mi ha fatto annoiare durante la lettura.
    Marco T.

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