lunedì 14 dicembre 2015

La madre di Cecilia (da "I promessi sposi")

Arrivato alla cantonata della strada, ch’era una delle più larghe, vide quattro carri fermi nel mezzo; e come, in un mercato di granaglie, si vede un andare e venire di gente, un caricare e un rovesciar di sacchi, tale era il movimento in quel luogo: monatti ch’entravan nelle case, monatti che n’uscivan con un peso su le spalle, e lo mettevano su l’uno o l’altro carro: alcuni con la divisa rossa, altri senza quel distintivo, molti con uno ancor più odioso, pennacchi e fiocchi di vari colori, che quegli sciagurati portavano come per segno d’allegria in tanto pubblico lutto. Ora da una, ora da un’altra finestra, veniva una voce lugubre: «qua, monatti!». E con suono ancor più sinistro , da quel tristo brulichìo usciva qualche vociaccia che rispondeva: «ora, ora». Ovvero eran pigionali che brontolavano, e dicevano di far presto: ai quali i monatti rispondevano con bestemmie. Entrato nella strada, Renzo allungò il passo, cercando di non guardar quegl’ingombri, se non quanto era necessario per iscansarli; quando il suo sguardo s’incontrò in un oggetto singolare di pietà, d’una pietà che invogliava l’animo a contemplarlo; di maniera che si fermò, quasi senza volerlo. Scendeva dalla soglia d’uno di quegli usci, e veniva verso il convoglio , una donna, il cui aspetto annunziava una giovinezza avanzata, ma non trascorsa; e vi traspariva una bellezza velata e offuscata, ma non guasta, da una gran passione, e da un languor mortale: quella bellezza molle a un tempo e maestosa, che brilla nel sangue lombardo. La sua andatura era affaticata, ma non cascante; gli occhi non davan lacrime, ma portavan segno d’averne sparse tante; c’era in quel dolore un non so che di pacato e di profondo, che attestava un’anima tutta consapevole e presente a sentirlo. Ma non era il solo suo aspetto che, tra tante miserie, la indicasse così particolarmente alla pietà e ravvivasse per lei quel sentimento ormai stracco e ammortito ne’ cuori. Portava essa in collo una bambina di forse nov’anni, morta; ma tutta ben accomodata, co’ capelli divisi sulla fronte, con un vestito bianchissimo, come se quelle mani l’avessero adornata per una festa promessa da tanto tempo, e data per premio. Nè la teneva a giacere, ma sorretta, a sedere sur un braccio, col petto appoggiato al petto, come se fosse stata viva; se non che una manina bianca a guisa di cera spenzolava da una parte, con una certa inanimata gravezza, e il capo posava sul l’omero della madre, con un abbandono più forte del sonno: della madre, ché, se anche la somiglianza de’ volti non n’avesse fatto fede, l’avrebbe detto chiaramente quello de’ due ch’esprimeva ancora un sentimento. 
Un turpe monatto andò per levarle la bambina dalle braccia, con una specie però d’insolito rispetto, con un’esitazione involontaria. Ma quella, tirandosi indietro, senza però mostrare sdegno né disprezzo, «no!» disse: «non me la toccate per ora; devo metterla io su quel carro: prendete». Così dicendo, aprì una mano, fece vedere una borsa, e la lasciò cadere in quella che il monatto le tese. Poi continuò: «promettetemi di non levarle un filo d’intorno, né di lasciar che altri ardisca di farlo, e di metterla sotto terra così». Il monatto si mise una mano al petto; e poi, tutto premuroso, e quasi ossequioso, più per il nuovo sentimento da cui era come soggiogato che per l’inaspettata ricompensa, s’ affaccendò a far un po’ di posto sul carro per la morticina. La madre, dato a questa un bacio in fronte, la mise lì come sur un letto, ce l’accomodò, le stese sopra un panno bianco, e disse l’ultime parole: «addio Cecilia! riposa in pace! Stasera verremo anche noi, per restar sempre insieme. Prega intanto per noi; ch’io pregherò per te e per gli altri». Poi voltatasi di nuovo al monatto, «voi», disse, «passando di qui verso sera, salirete a prendere anche me, e non me sola». Così detto, rientrò in casa, e, un momento dopo, s’affacciò alla finestra, tenendo in collo un’altra bambina più piccola, viva ma coi segni della morte in volto. Stette a contemplare quelle così indegne esequie della prima, finché il carro non si mosse, finché lo poté vedere; poi disparve. E che altro poté fare, se non posar sul letto l’unica che le rimaneva, e mettersele accanto per morire insieme? come il fiore già rigoglioso sullo stelo cade insieme col fiorellino ancora in boccio, al passar della falce che pareggia tutte l’erbe del prato.


COMPITI DELLE VACANZE DI NATALE

ITALIANO

Grammatica
Ripassare sul libro "Parole come strumenti" l'analisi del periodo (da p. 563) e svolgere gli esercizi 13, 15, 16 di p. 605

Epica
Ripassare sugli appunti e sul libro "Il rifugio segreto- Leggere i classici" il Romanticismo (da p. 301 a p. 339) in vista della VERIFICA DI LETTERATURA che avrà luogo durante le prime settimane di gennaio.

Antologia
Svolgere, su foglio protocollo, un tema a partire dalla seguente traccia: "Nel libro che stiamo leggendo in classe, Il segno dell'onda, il protagonista si sta facendo trascinare da un esperimento che lui stesso ha ideato. Che cosa succede, secondo te, quando una cosa che si pensava di poter tenere sotto controllo, sfugge di mano in maniera imprevedibile? A te è mai capitato? Sei in grado di fare qualche esempio capitato ad altre persone?"

Narrativa
Procurarsi e iniziare a leggere il libro (Il buio oltre la siepe di Harper Lee o Il cacciatore di aquiloni di Hosseini) con scadenza il 28 gennaio.

STORIA- GEOGRAFIA: ripassare il programma svolto.

BUONE FESTE!!!

D

venerdì 11 dicembre 2015

Nuovi libri per il 28 gennaio 2016



Il cacciatore di aquiloni” di Khaled Hossein è un libro del 2004, edito da PIEMME. Si può trovare facilmente sia in biblioteca che in qualsiasi libreria!
Alla base del racconto  vi è un’amicizia legata al filo di un aquilone che sembra non debba spezzarsi mai, ma viene strappata da un evento che marchierà in maniera indelebile il tempo e la personalità dei due protagonisti, Amir e Hassan.
La trama del romanzo “Il cacciatore di aquiloni” lascia, per tutta la durata del libro, in sospensione e con il groppo in gola, fino a quando non è raccontata tutta la verità, ma a quel punto si ha voglia che la storia non finisca così presto.



Il buio oltre la siepe della scrittrice statunitense Harper Lee è un romanzo del 1960, edito in Italia dalla casa editrice Feltrinelli. Si trova molto facilmente sia in biblioteca che in qualsiasi libreria.
Il romanzo, il cui titolo originale era Uccidere un usignolo è ambientato nel Sud degli Stati Uniti degli anni Trenta, in un periodo in cui il razzismo era ancora ben radicato nella società e vi era la segregazione razziale, pratica di restrizione dei diritti civili dei neri.
La protagonista del libro è Scoutuna ragazzina vivace, difficile da gestire, che crescendo si accorge delle pecche della società in cui vive.
Il buio oltre la siepe è un romanzo toccante, che invade lo spirito con le sue verità crudeli. Un libro che ci mostra quanto la vita sarebbe migliore se a cambiare le cose fossero i bambini, gli unici veramente in grado di superare i pregiudizi e di guardare la realtà così com’è.

venerdì 27 novembre 2015

giovedì 19 novembre 2015

27 novembre 2015: GITA ALLA SORMANI

PALAZZO SORMANI
L'edificio alla base della costruzione successiva è un fabbricato già esistente nel XVI secolo, seppur avente dimensioni di molto più ridotte, a cui testimonianza è stata lasciata una lapide.
La vera fortuna del palazzo iniziò nel XVII secolo quando esso venne acquistato dal cardinale milanese Cesare Monti, il quale era proprietario di una ricca e importante collezione d'arte che venne ospitata in questa sua nuova residenza. 
Benedetto Alfieri, facciata sul giardino (1756)
La seconda facciata del palazzo è invece quella che dà verso il parco della villa e venne realizzata a metà Settecento dall'architetto piemontese Benedetto Alfieri (zio del poeta Vittorio Alfieri).
Nel 1783 la proprietà venne venduta agli Andreani, nella persona del conte Giovanni Pietro Paolo Andreani, il quale era imparentato con la famiglia Sormani attraverso la moglie Cecilia, da cui il nome del palazzo di Sormani-Andreani. Suo erede fuPaolo Andreani, aeronauta e primo in Italia a compiere le sperimentazioni di una mongolfiera[1].
Dai Sormani il palazzo passò ai Verri nel 1831. Dal palazzo della famiglia Verri in via Montenapoleone, proviene il celebre ciclo di ventitré tele raffiguranti il Mito di Orfeo.
Nel 1930, infine, il palazzo venne acquistato dal comune di Milano, che decise di collocarvi alcune opere del museo cittadino, dovendo però trasferirle a Palazzo Morando in seguito alle distruzioni avvenute durante la seconda guerra mondiale, che causarono la perdita della sala da ballo e di molte delle decorazioni pittoriche interne. Nell'edificio fu quindi ospitata la nuova biblioteca civica comunale che vi si trova tuttora.

LA BIBLIOTECA SORMANI
La Biblioteca Comunale Centrale di Milano (conosciuta come Biblioteca Comunale Sormani) è la principale sede del sistema bibliotecario comunale del capoluogo meneghino, situata in corso Porta Vittoria 6.
La biblioteca ha una vasta collezione di volumi, il catalogo ne conta più di 650.000;[2] si occupa di tutti i campi del sapere ed è quindi una biblioteca di carattere generale, anche se mantiene una gran quantità di testi nell'ambito delle scienze umanistiche,giuridiche e artistiche.

INFINITO PINOCCHIO
Infinito Pinocchio
Attraverso le fauci della balena — l’allestimento 
scenografico previsto all’ingresso —,si accede 
Infinito Pinocchio la mostra in corso nella sala del 
Grechetto della Biblioteca Sormani di Milano fino al 
30 dicembre. Il «bambino di legno» più famoso al 
mondo è nato dalla penna di Carlo Collodi 
(pseudonimo dello scrittore fiorentino Carlo 
Lorenzini) nel 1881. A quasi 140 anni di distanza, 
nelle sale della Sormani si snoda un percorso (e un 
racconto) a metà fra la favola e la ricostruzione 
filologica fatto di prime edizioni, pezzi unici, oggetti, 
marionette, giocattoli e riproduzioni a grandezza 
naturale dei principali personaggi. Senza dimenticare 
i suoi più grandi illustratori, da Attilio Mussino e 
Sergio Tofano, dai primi del Novecento fino ai giorni 
nostri passando, naturalmente, da Walt Disney.

mercoledì 28 ottobre 2015

COMUNICAZIONE: NARRATIVA

La scadenza per la lettura del prossimo libro di narrativa è fissata in data 10 dicembre 2015.

Potete scegliere un libro tra i seguenti:

- "Una barca nel bosco" di Paola Mastrocola

- "Novecento" di Alessandro Baricco

- "L'inventore di sogni" di Mc Ewan



martedì 20 ottobre 2015

Io Cito tu City... noi 3 C... C siamo!

E' con grande piacere che vi comunico l'esito positivo dell'iniziativa "io cito tu city", organizzata nell'ambito della manifestazione culturale Bookcity, che si terrà a Milano nel prossimo fine settimana.



Moltissimi alunni di Milano e provincia hanno individuato citazioni d'amore e di paura, tratte dai libri letti durante le vacanze estive. Soltanto 20 tra le migliaia pervenute allo staff di Bookcity sono state selezionate da un'apposita giuria.

Il premio? Le frasi scelte saranno esposte in una mostra presso il Cortile della Rocchetta, al castello Sforzesco; lì saranno visibili al pubblico dal 22 al 25 ottobre! Che onore!

Io direi proprio di fare un salto al castello, anche perché, tra le citazioni "vittoriose"... ci siamo anche noi... SORPRESA!



Tra le frasi che noi della scuola Pertini abbiamo inviato, è stata scelta la seguente:

Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata. Mai dimenticherò quel fumo. Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto. Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede. Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il desiderio di vivere. Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto. Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.
Wiesel, La notte (citazione di paura)
Risultati immagini per bookcity
Beh, a questo punto, non mi resta che dire... Brava Terza C!
E soprattutto brava ALICE C., che ha inviato questa frase, riconoscendone il valore espressivo ed emotivo!

giovedì 8 ottobre 2015

Fahrenheit 451: la trama

Il protagonista Guy Montag lavora nel corpo dei pompieri, i quali hanno il compito di rintracciare chi si è macchiato del "reato di lettura", bruciandone tutti i libri. 
I cittadini rispettosi della legge devono utilizzare la tv per istruirsi, informarsi e vivere serenamente. La televisione viene utilizzata dal governo come mezzo ossessivo per definire le regole sociali, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
All'inizio della narrazione Montag sembra convinto della sua missione distruttiva.
Montag, dopo aver riflettuto a lungo, capisce che nella sua vita c'è qualcosa di profondamente sbagliato. La lettura dei libri lo conduce a scoprire un nuovo mondo, ma lo spinge anche verso la rovina. Sua moglie Mildred, dopo aver scoperto l'infrazione del marito e dato l'allarme alla caserma, abbandona Montag, mentre i vigili del fuoco lo costringono a bruciare i suoi libri. 
In seguito però inizia a salvare alcuni libri che dovrebbe bruciare e  a leggerli di nascosto. La decisione di infrangere le regole gli viene suggerita dalla conoscenza di Clarisse, una ragazza sua vicina di casa, che mostra un modo di vivere diverso dagli altri. Infatti Montag ha notato che i familiari di Clarisse alla sera non guardano la televisione, che non possiedono, ma trascorrono il tempo parlando tra di loro, con un'allegria e una spensieratezza difficili da comprendere e facilmente invidiabili.
Montag si ripara poi lungo il fiume, sulle cui rive incontra un gruppo di uomini fuggiti dalla società che, insieme ad altri loro compagni sparsi per tutta la nazione, costituiscono la memoria letteraria dell'umanità, in quanto conoscono a memoria numerosi testi letterari andati ormai perduti. 
Sulla città viene sganciato una bomba e Montag, con i suoi nuovi compagni, si avvia verso di essa per prestare soccorso ai sopravvissuti.

Presentazione dello spettacolo "VIETATO LEGGERE"

Lo spettacolo che andremo a vedere è liberamente tratto dal romanzo di fantascienza "Fahrenheit 451" di Bradbury, scritto nel 1953.

Ambientato in un imprecisato futuro, vi si descrive una società totalitaria in cui leggere o possedere libri è considerato un reato, per contrastare il quale è stato istituito un apposito corpo di vigili del fuoco impegnato a bruciare ogni tipo di volume.

Il titolo del romanzo si riferisce a quella che Bradbury riteneva essere la temperatura con la quale venivano bruciati i libri.

Questo testo ha molti contenuti interessanti, soprattutto oggi, perché la descrizione del mondo “fantascientifico” di Bradbury paradossalmente è molto vicina alla nostra realtà.
La messa in scena di una società senza libri, e quindi priva di memoria del sapere, e la conseguente, manifesta e dichiarata incapacità degli abitanti di sviluppare un pensiero personale e critico, può promuovere nel pubblico, semplicemente vedendola, una minima riflessione sul valore della trasmissione della cultura (rappresentata in quel caso dai libri) e sulle possibili conseguenze di tale perdita.

Ma accanto al tema del sapere ne entra in scena subito un altro, altrettanto insistente e drammatico: la perdita della capacità di amare, di emozionarsi, di aprirsi ai sentimenti senza timore, che caratterizza i personaggi di questa società. Un impoverimento generale delle relazioni affettive e famigliari è causato, infatti, dalla non importanza attribuita da questo modello di società al momento delle vere relazioni con gli altri, appiattite sulla chiacchiera vuota e superficiale. 

E i ribelli, gli uomini-libro del finale del testo e della rappresentazione, sono il simbolo di questa possibilità di recupero a nostra disposizione. Basta, come in questo caso, ascoltarli.

sabato 26 settembre 2015

Presentazione libro "Il segno dell'onda"

Palo Alto, California, 1969. Mentre studiano la Seconda Guerra Mondiale, gli studenti del professor Ross non riescono a capire come il popolo tedesco abbia potuto farsi trascinare da Hitler e dai nazisti.
La domanda è: perché nessuno li ha fermati?
Il professore decide quindi di fare con loro un esperimento.
Inizialmente introduce alcune semplici regole di disciplina: entrando in classe occorre raggiungere il proprio posto il più velocemente e silenziosamente possibile, se interrogati occorre alzarsi in piedi ed anteporre sempre "Professor Ross" alla risposta, ecc.
Velocemente il professore trasforma la classe in una comunità, in un gruppo che si sente sempre più forte; col procedere dell'esperimento e con l'aggiunta sempre di nuove regole (tra le quali uno speciale saluto) gli studenti che vogliono entrare nella comunità aumentano sempre più.

Col passare dei giorni la situazione però degenera…

Il segno dell’onda affronta il tema dei totalitarismi e la loro diffusione anche oggi, nella vita di tutti i giorni. I ragazzi sono spinti a ragionare non solo sugli avvenimenti storici che portarono alla diffusione del nazismo e del fascismo, ma anche sui loro stessi comportamenti all’interno di comuni dinamiche di gruppo. 
La storia non è mai soltanto il passato perché alcune ideologie attirano veramente i ragazzi, seducendoli, come ad esempio attraverso la formazione di un gruppo unito ed esclusivo, in cui più che l’individuo conta il gruppo, cioè il collettivo.

Il libro è basato su fatti realmente accaduti.

lunedì 14 settembre 2015

"Ho sognato la cioccolata per anni" di Trudi Birger

TITOLO: Ho sognato la cioccolata per anni

AUTORE: Trudi Birger

CASA EDITRICE: Piemme

FRASE PREFERITA: “Ero libera”

TRAMA: Questo romanzo, autobiografico, è ambientato tra la 2° Guerra Mondiale e il 2° dopoguerra con la creazione dello Stato d’Israele.
La protagonista principale è Trudi Birger che all’età di 16 anni viene deportata, dai nazisti, dal ghetto di Kovno al lager di Stutthof.
Trudi viveva, con la sua ricca famiglia, in una comunità ebraica ortodossa a Francoforte.
La cuoca, la cameriera e la governante, Candy, si prendevano cura di loro.
I suoi genitori le avevano insegnato a rispettare gli impegni personali e i propri doveri.
Sua madre Rosel, con cui aveva un legame particolare, indissolubile, era una donna molto bella, raffinata, istruita e  amava suonare il pianoforte.
Suo padre, Philip, un industriale di successo, era un uomo intelligente, severo e sicuro di sé e nei confronti di Trudi nutriva una particolare preferenza.
La loro presenza le permetteva di vivere in un’atmosfera agiata, sicura e piena d’amore.
Quando Trudi aveva  6 anni, i nazisti salirono al potere.
Un giorno, mentre era in macchina con i suoi genitori, venne fermata da alcuni soldati.
Da quel momento si rese conto che suo padre non veniva più considerato il cittadino colto e raffinato di Francoforte ma semplicemente uno “sporco ebreo”. Da quel momento la sua vita sarebbe cambiata.
La situazione economica della famiglia cominciò a peggiorare, fino al punto di doversi  trasferire a Memel, una città portuale sulla costa Baltica.
I suoi genitori, però, cercarono di far vivere a lei e a suo fratello, Manfred,  una vita serena. In quel periodo partecipava, spesso, ai the danzanti vestita con abiti di organza e scarpe di vernice e beveva tanta cioccolata calda, il suo dolce preferito.
Il profumo di quella dolcezza l’avrebbe accompagnata per tutta la sua esistenza. E’ come se fosse stato il simbolo della sua voglia di vivere.
A Memel, Trudi,  visse fino al 21 marzo 1939. Successivamente  venne mandata con la sua famiglia a Kovno. Qui cominciò a frequentare una scuola ebraica.
Dopo qualche mese vi furono altri cambiamenti politici.
I russi, nel 1940, s’impadronirono di Kovno e non si parlava più ebraico ma yiddish, una lingua simile al tedesco, per cui non ebbe difficoltà ad impararlo. Oltre a studiare, Trudi, seguiva anche un corso di recitazione. L’idea della guerra era ancora lontana.
Nel 1941, i russi, decisero che tutti gli ebrei sarebbero dovuti partire per la Siberia.
Per questo motivo, il padre di Trudi, pagò, di nascosto, un suo amico, Jonas, che li nascose in una cella frigorifera per tre giorni. Usciti sarebbero partiti per Shangai ma i nazisti presero il comando e spedirono tutti gli ebrei nel ghetto di  Slobodka, circondato da un filo spinato.
Erano diventati dei veri e propri prigionieri.
Sui loro abiti vennero cucite le stelle gialle ebraiche.
Gli ebrei non potevano viaggiare, frequentare la scuola, venivano picchiati, insultati , obbligati a fare i lavori forzati e nessuno di loro poteva reagire. Non esisteva un tribunale interrazziale o un governo indipendente a cui chiedere aiuto, e i mezzi d’informazione erano inesistenti.
La famiglia di Trudi viveva in un’unica stanza di tre metri per quattro.
Nel ghetto, Trudi, aveva imparato a sbrigarsela velocemente.
Aveva imparato a preparare il pane e per questo motivo la chiamavano la “piccola fornaia”; aveva iniziato a lavorar in una fabbrica di calze di seta e poi nei campi agricoli ma il lavoro che fece per più tempo fu nell’ospedale militare tedesco. Puliva i bagni insieme alla mamma.
 Per raggiungere l’ospedale doveva percorrere, a piedi, circa tre kilometri ogni giorno.
Anche se aveva paura delle SS sapeva che i nazisti non erano tutti uguali.
Aveva conosciuto, infatti, un militare molto gentile di nome Alex Benz che si preoccupava per lei e che le raccontava che la sua famiglia aveva fondato la Mercedes. (Lo rincontrò dopo la fine della guerra)
Alex, che  si rendeva conto di quanta sofferenza subivano gli ebrei senza avere nessuna colpa non si sarebbe mai voluto arruolare ma fu costretto. Non era però un soldato delle SS.
Trudi era lusingata di queste attenzioni. Il giorno che Alex  venne trasferito le regalò un orologio d’oro di grande valore che Trudi riuscì a barattare, di nascosto, per un po’ di cibo;         purtroppo, però, venne scoperta.
Avrebbe dovuto essere fucilata ma i nazisti decisero di non farlo e la lasciarono libera.
Gli anni nel ghetto furono tremendi e pieni di paura. Ogni giorno qualcuno veniva ucciso.
Le madri, per far sopravvivere i propri figli, li gettavano oltre il reticolato, con la speranza che qualche contadino lituano potesse prenderli e accudirli, cosa che spesso, fortunatamente, avveniva. 
Il papà di Trudi venne ucciso, insieme a un centinaio di bambini,  perché aveva provato a nasconderli, una volta scoperto che i nazisti avevano intenzione di fucilarli.
Anche la nonna e lo zio Benno vennero uccisi senza un motivo. La situazione, ormai, era diventata insostenibile.
Trudi rimase nel ghetto per circa tre anni dal 1941 al 1944.
I Tedeschi si rendevano conto che stavano perdendo la guerra.
L’Armata Rossa si stava avvicinando e gli alleati erano sbarcati in Normandia.
L’8 luglio 1944 i tedeschi riunirono gli ultimi ebrei rimasti nel ghetto e li trasportarono, in treno, nel campo di concentramento di Stutthof .
Arrivate a destinazione Trudi e sua madre vennero visitate da un dottore, che avrebbe deciso il destino di entrambe; Trudi venne mandata nella fila di destra, che si riferiva alla donne che sarebbero sopravvissute, andando a fare i lavori forzati, mentre sua madre venne mandata nella fila di sinistra che significava la morte certa nei forni crematori o nelle camere a gas.
Le donne prigioniere, che venivano controllate dalle “kapò”, donne tedesche in uniforme, mangiavano buccia di patate e facevano lavori forzati, come ad esempio  preparare le postazioni per i carri armati che dovevano difendere la citta’, o scavare fosse profonde di tre o quattro metri che sarebbero servite a contenere i corpi delle persone uccise.
Trudi, ogni giorno si scontrava con la morte.
Le condizioni di vita erano disumane.
Le persone avevano paura, freddo, fame. Erano psicologicamente distrutte.
La grande forza di volontà, l’attaccamento alla vita, il desiderio di un avvenire diverso aiutavano Trudi a sopravvivere.
Lottava anche per tenere alto il morale della mamma, con cui aveva un rapporto indistruttibile. Senza di lei non  sarebbe  riuscita a sopravvivere.
Le notti sognava tazze di cioccolato, pane e burro.
Un giorno si ferì gravemente ad una gamba; sapeva che se non fosse guarita l’avrebbero uccisa. Purtroppo le sue condizioni si aggravarono.
Era arrivata la sua ora. Ma non si scoraggiò. Il comandante del reparto decise di non farla uccidere.
Anche questa volta, un “miracolo” la salvò dalla morte certa; Trudì non capì mai per quale motivo il comandante fece quella scelta.
Nel frattempo le cose stavano cambiando.
Dal febbraio 1945 i nazisti smisero di usare le camere a gas ma i forni crematori continuavano ad essere usati.
Ogni giorno morivano decine di persone.
Durante gli ultimi mesi della guerra i nazisti cercarono di distruggere ogni prova.
La mamma di Trudi si ammalò di tifo ma poi si ristabilì.
Alla fine di aprile del 1945 cominciò la liberazione finale; le navi inglesi stavano arrivando e quelle tedesche si erano arrese.
La guerra era terminata e i sopravvissuti erano salvi.
Ricominciare dall’inizio non fu facile.
Inizialmente Trudi e sua madre vennero ricoverate in ospedale per la tubercolosi.
Una volta guarite cominciarono a ricercare i parenti e gli amici.
Il fratello di Trudi, Manfred e sua moglie Dita vennero identificati nella lista dei sopravissuti. Vivevano a Francoforte.
Si rincontrarono; erano felici di riabbracciarsi ma si resero conto di quanto le sofferenze avessero cambiato tutti,  sia nell’aspetto fisico che in quello psicologico.
I sopravvissuti spesso erano affetti da malattie nervose, difficili da guarire.
Un giorno Manfred fece conoscere a Trudi un suo amico.
Si chiamava  Zeev ed era un ragazzo intelligente, educato, parlava ebraico ed era attivista dello Stato di Israele.
Aiutava, clandestinamente, i profughi a immigrare in quello che sarebbe diventato lo Stato d’Israele; secondo Zeev gli ebrei dovevano vivere nella loro patria.
Trudi e Zeev si sposarono il 30 giugno 1946 e nel novembre 1947 sbarcarono, insieme a Rosel, ad  Haifa in Palestina.
Era l’inizio di una nuova vita.
Nel maggio del 1948 ci fu la dichiarazione di indipendenza dello Stato di Israele.
Trudi e Zeev ebbero tre figli, Doron, Oded e Gili.
Nel 1965 si trasferirono a Gerusalemme.
Trudi si è sempre occupata di progetti legati sia all’istruzione che alla cure odontoiatriche di bambini bisognosi senza fare differenze tra bambini ebrei o palestinesi.
Il presidente d’Israele le conferì il premio per la sua opera di volontariato.
Trudi, che è morta nel 2002, decise di scrivere questo libro perché, secondo lei, le persone dovevano conoscere ciò che era realmente successo durante l’Olocausto, perché cancellare i ricordi passati significava non considerare chi aveva sofferto e le persone  che non erano sopravvissute.



COMMENTO
Questo libro mi ha molto emozionato.
Rivivere tutto quello che gli ebrei hanno dovuto subire, mi ha fatto capire quanto l’uomo possa essere disumano e mi ha fatto molto arrabbiare.
Appartenere a razze, religioni, sesso, ideologie diverse, e altro ancora non deve permettere all’essere umano di limitare la libertà dell’altra persona.
Ognuno è libero di fare o pensare ciò che desidera, sempre nella correttezza e nel rispetto delle  persone,delle cose e degli animali.
Sarebbe tutto più semplice se ciò avvenisse veramente.




                                                                                                          Matilde D. 3C

venerdì 11 settembre 2015

"LA GITA DI MEZZANOTTE" di Doyle

Mary è una ragazzina di dodici anni a cui sta per morire la nonna materna Emer, a cui lei vuole molto bene. Un giorno Mary tornando a casa incontra una strana donna: si chiama Tansey ed è la sua bisnonna. Tansey in realtà è un fantasma, rimasto sulla terra per veder crescere i propri figli, ma soprattutto per vegliare sulla piccola Emer. Mary vive con sofferenza gli incontri con la nonna in ospedale, ma grazie a Tansey riuscirà ad affrontare questo momento per lei così doloroso. Alla fine in compagnia di sua mamma Scarlett, sua nonna Emer e la sua bisnonna Tansey partirà per un’ultima avventura di mezzanotte, una fantastica gita ricca di forti emozioni e di ricordi, sullo sfondo della campagna e del paesaggio irlandese.
La gita di mezzanotte è un romanzo che ha per protagoniste quattro generazioni di donne: una celebrazione degli affetti familiari che superano anche la barriera della morte. Anche se una persona cara muore, essa rimarrà sempre nel nostro cuore, attraverso i ricordi e il forte amore che ci ha uniti a lei.
 

È un libro emozionante e commovente, in grado di coinvolgere chiunque voglia essere partecipe di una toccante ma avvincente avventura in compagnia di tre donne e di una piccola donna. Emozioni e sentimenti si intrecciano in una storia che alterna i diversi punti di vista di Mary, Scarlett, Tansey ed Emer, attraverso un continuo viaggio tra presente e passato.
Marco T. 

"PER QUESTO MI CHIAMO GIOVANNI" di Luigi Garlando



Titolo: Per questo mi chiamo Giovanni
Casa editrice: Burextra
Autore: Luigi Garlando

Trama: Questo libro racconta la storia di un bambino (Giovanni) che abita a Palermo e che nella sua scuola assiste a degli atti di mafia fatti da un suo compagno di classe di nome Tonio che aveva buttato giù dalle scale Simone, un altro suo compagno di classe ma chi lo avesse detto alla maestra avrebbe subito le conseguenze, disse Tonio. 
Giovanni sa la verità ma non la dice per paura di subire le conseguenze da Tonio. Suo padre lo viene a scoprire e chiede a Giovanni la verità ma lui gli dice che non ha visto niente. 
Un giorno il padre di Giovanni decide di non farlo andare a scuola ma di portarlo con lui per Palermo e gli racconta la storia di un altro Giovanni, Giovanni Falcone con la che si lega alla storia del suo peluche preferito: un giorno, il giorno in cui Giovanni Falcone morì, Bum si trovava nel negozio del padre di Giovanni che però non sapendo ancora della storia di Giovanni Falcone continuava a pagare la mafia che sennò gli avrebbe fatto saltare in aria il negozio. 
Il padre di Giovanni, dopo aver saputo la storia di Giovanni Falcone, un giorno decise di non pagare più la mafia, che però pochi giorni dopo gli fece saltare in aria il negozio dove appunto c’era Bum. Arrivato al negozio e vedendolo in fiamme si preoccupò per sua moglie che era entrata nel negozio credendo che ci fosse lui ma non c’era; a quel punto la vide nel bar di fronte e la abbracciò. Spento il fuoco, i pompieri riuscirono a recuperare l’unico peluche che si era salvato: Bum.
Il giorno dopo a scuola Giovanni disse alla maestra che era stato Tonio a buttare giù dalle scale Simone che da quel giorno diventò il suo migliore amico.

Commento: Questo libro lo consiglio a TUTTI perché insegna a combattere la mafia come Giovanni Falcone e a non aver paura delle conseguenze ma combattere per il bene di tutte le persone. A me è piaciuto moltissimo e lo leggerei e rileggerei mille volte.

Luca Ce. 3 C

lunedì 7 settembre 2015

CITAZIONI... DI PAURA

Postate qui le citazioni di paura tratte dai vostri libri preferiti, per il concorso "io cito tu city"


CITAZIONI... D'AMORE

Postate qui le citazioni sull'amore tratte dai vostri libri preferiti, per il concorso "io cito tu city"


Proposte di lettura (parte prima)

Il libro che leggeremo insieme in classe, durante le ore di narrativa, sarà "Il segno dell'onda" di Todd Strasser (edizioni Archimede).



Oltre a questo romanzo, leggerete individualmente un altro testo (entro fine ottobre), da scegliere tra i seguenti:

- Il poeta favoloso di Di Prisco

parla... della vita di un autore che studieremo in letteratura, Giacomo Leopardi, quindi può essere utile anche in vista dello studio!
consigliato a... chi non è bravissimo in italiano, perché è scritto con un linguaggio semplice ed è abbastanza breve
dove trovarlo? dato che è edito da La Spiga, si trova nella libreria Puccini in corso Buenos Aires a Milano. Meglio telefonare e richiederlo, per poi andare di persona.

- Lo strano caso del dottor Jekyll e di Mr Hyde di Stevenson

parla... di un uomo "sdoppiato", attraverso una pozione, che lo trasforma in un essere cattivo e spietato
consigliato a... chi ama il mistero, la paura ed è affascinato dall'eterna lotta tra il bene e il male
dove trovarlo? ovunque! è un libro celebre, pubblicato in molte edizioni. Ne esistono alcune apposta per i ragazzi della tua età, caratterizzate da uno stile più accessibile. Puoi trovare questo libro in biblioteca o in prestito da amici e parenti... se cerchi un'edizione adatta alla tua età, ti consiglio di andare alla Libreria dei ragazzi in via Tadino. 

- Frankenstein di Mary Shelley
parla... di Frankenstein, un geniale scienziato che infonde la vita in un cadavere, creando un essere mostruoso, che gli rovinerà l'esistenza
consigliato a... chi è bravo in italiano, perché il testo non è brevissimo; in compenso  può rivelarsi molto utile in vista dell'esame dato che contiene molte implicazioni con il Romanticismo e altri argomenti che studieremo!
dove trovarlo? ovunque! è un libro celebre, pubblicato in molte edizioni. Ne esistono alcune apposta per i ragazzi della tua età, caratterizzate da uno stile più accessibile. Puoi trovare questo libro in biblioteca o in prestito da amici e parenti... se cerchi un'edizione adatta alla tua età, ti consiglio di andare alla Libreria dei ragazzi in via Tadino.