Tutto
iniziò il giorno 17 dicembre, quando la prof. Sarcuno ci assegnò una
ricerca sulla storia del paese: cercando e ricercando scoprii che la
mia scuola sorgeva proprio su quello che, qualche secolo fa, era un
cimitero.
Infatti
proprio quel giorno avevo una sensazione di paura e terrore, proprio
perché continuavo a sentire rumori strani. Lo dissi alle mie
compagne di classe, ma non ci credettero e allora il giorno dopo
presi il computer e mostrai i risultati della mia ricerca; esse rimasero stupite e anche
loro da quel momento iniziarono a udire dei rumori strani.
Volevamo scoprire
cosa fossero, incuriosite e timorose. Decidemmo di entrare a scuola un’ora dopo.
Era la mattina del venerdì 13 gennaio, alle sei e mezza, e
dopo aver fatto colazione, io e le mie compagne di classe (tranne
due che non se la sentirono di venire) ci ritrovammo sul retro della
scuola, sicure che nessuno ci avrebbe visto; scavalcammo quasi tutte
il cancello, ma l’ultima di noi (Eleonora) rimase incastrata col
piede, e insieme l’aiutammo a liberarsi. Nonostante l’inconveniente eravamo pronte
per andare a scoprire che cosa fossero quei rumori strani che ci
tormentavano dalla mattina alla sera: attraversammo il cortile,
entrammo dalla finestra dell’aula di musica che noi stesse
avevamo lasciato leggermente aperta il giorno prima, una volta entrate
andammo dritte nella segreteria, e fortunatamente in poco tempo
trovammo la chiave che accedeva ai sotterranei. Munite di torce
cominciammo ad esplorare questi freddi e polverosi ambienti
tenebrosi, mentre cominciava a salire un senso di paura e terrore tra noi. Alcune volevano tornare a casa, ma facendoci coraggio a
vicenda le convincemmo a proseguire.
A un certo punto c’era un inquietante silenzio,
che fu improvvisamente interrotto da un urlo di una di noi, che
camminando aveva schiacciato qualcosa. Puntando le torce vedemmo un osso di
uno scheletro spaccato in due. Disgustate dalla scena alcune di noi
vomitarono, ma il terrore arrivò immediatamente dopo, quando in
lontananza sentimmo dei passi avvicinarsi...
Puntammo le torce e a
distanza di 15 m, delle sagome di tre uomini fasciati, con occhi
neri, con passo lento e braccia in avanti si dirigevano verso di noi. Terrorizzate e con il cuore in gola scappammo come fulmini verso la
porta della segreteria, chiudemmo la porta a chiave e davanti ad essa mettemmo banchi, sedie e cattedre.
Corremmo ad avvisare la polizia che, ignara di tutto, cominciò la
ricerca con carabinieri e corpi speciali dell’esercito. Nel giro di
3/4 ore tutti gli zombie dei sotterranei furono sterminati.
Da quel giorno
andare a scuola non era più sinonimo di paura!
Giorgia P.
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