venerdì 20 ottobre 2017

Incontro con l'autore Marco Erba (Letizia)

caro diario, 
ripenso all’uscita di giovedì 12 ottobre presso la scuola Galdus...
Alla prima ora io e altri sei miei compagni siamo in aula che assistiamo alla lezione di religione e continuiamo a fissare l’orologio, finché non si fanno le 8:30 e cominciano ad entrare tutti quelli che frequentano l'ora di alternativa. Finalmente suona la campanella: noi per la felicità ci mettiamo ad urlare e a un certo punto la professoressa Sarcuno ci interrompe dicendo “buon giorno ragazzi, preparate gli zaini che vi consegno i biglietti dell’autobus”. 
Noi siamo subito scattanti e uno ad uno riceviamo il nostro biglietto per l’autobus.
Non mi ricordo nemmeno quale fermate superiamo, né come si chiamino perché, se devo dire la verità, non ho un gran senso dell’orientamento. Arrivati a Milano prendiamo la temutissima 91. Prima di salire ci leviamo lo zaino dalle spalle e lo mettiamo davanti alla pancia; il mezzo è molto affollato e lo spazio scarseggia. Ci stringiamo tutti il più possibile per starci, ma mi accorgo che le porte si chiudono e una professoressa rimane giù con dei miei compagni; allora uno di loro inizia a premere in continuazione il pulsante dell’apri porte finché non salgono tutti. 
Dopo essere schiacciati come tante frittatine scendiamo ad una fermata davanti alla scuola Galdus. Ci sgranchiamo le gambe e ci rimettiamo in marcia per arrivare alla scuola Galdus, dove si terrà l’incontro con l’autore Marco Erba. Arrivati davanti al cancello della scuola ci accolgono dei ragazzi grandi e ben vestiti che ci augurano il buongiorno. Io vedendo così tanti ragazzi grandi e alti dico ad Alice “mi sento bassa” e lei mi risponde “io cosa devo dire”. Prima di entrare nell’aula dove si terrà l’incontro con l’autore ci ricordiamo che siamo i più piccoli; quindi varcata la soglia ci presentano chiedendo il nome della nostra scuola e riservandoci dei posti in prima e seconda fila. 
Sono felice di essere finalmente in prima fila perché essendo molto alta sono sempre agli ultimi banchi. A un certo punto una professoressa presenta l’autore del libro, Marco Erba.

Pensavo che l’incontro fosse molto noioso, infatti dal suo aspetto l’autore lo sembrava ma si è rivelato subito molto simpatico e spiritoso. Forse perché aveva un linguaggio molto simile al nostro da ragazzini. Ci ha ha spiegato che ognuno di noi è una stella che brilla nel cielo e che per il suo libro si è ispirato ad una storia vera; ci ha rivelato che Edo era un suo alunno, che ha aiutato una sua compagna e tuttora sono amici su instagram. L’autore prima di spiegarci tutto il sul suo libro ci ha posto due semplici domande: ”chi ha Instagram, chi conosce Michelle Cavallaro e Roberto Magro?”; io ho alzato la mano per la seconda domanda e voltandomi alle mia spalle dietro di me pochi ragazzi alzavano la mano, a differenza dei miei compagni. 
Dopo aver presentato il suo libro ci ha chiesto se avessimo delle domande; ne avevo tante ma mi vergognavo molto; così la prima a rompere il ghiaccio è stata la "Zaba", ovviamente. 
Dopo tante altre domande la mia vicina di posto mi ha incoraggiata e allora ho alzato la mano aspettando la sua risposta. Ero molto agitata e tremavo, ma lui mi ha guardata sorridendo e allora mi sono tranquillizzata. 

Finito l’incontro scattiamo le foto e chi vuole si fa fare l’autografo; io e le mie amiche ci mettiamo in fila per la firma dell'autore. 
Usciti dalla scuola percorriamo la strada verso il parco, dove facciamo merenda e ci svaghiamo un po’, ma è subito l’ora di riprendere l’autobus. Sulla 90 io timbro il biglietto per tutti ma ne avanza uno, allora inizio a sgolarmi per chiedere a chi manchi. Scesi dalla 90 richiedo a tutti se abbiano il secondo biglietto e finalmente sento la voce di un mio compagno che dice di non averlo, in quel momento sono un po' arrabbiata e allora capisco cosa provano i professori quando noi non li ascoltiamo. 
Arrivati alla metro dobbiamo timbrare il biglietto e dopo essere passati tutti saliamo.
 Finalmente siamo a scuola... ora mi chiamano: devo ritornare alla realtà.
Letizia C.

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