Nella foto sul libro
di antologia si vede un ragazzino che sta perdendo l’equilibrio, ma secondo me
poi riesce a riprenderlo grazie all’inclinazione che crea mettendo il suo corpo
in un certo modo.
Con la frase dell’equilibrista
ripenso alle mie giornate: succedono cose brutte e cose belle, come perdere
l’equilibrio, ma poi lo si riprende tornando dritto sui propri passi.
Lorenzo N.
Non posso dire con certezza che l’adolescenza sia uno stretto
filo su cui camminare. L’equilibrio, per me, più che un miracolo mi sembra un
obiettivo: per percorrere questa corda chiamata “adolescenza” non abbiamo
bisogno di un miracolo, ma di abilità.
Abilità nello scansare i problemi, abilità nell’aggrapparci
ad una mano sicura quando ne abbiamo bisogno o, semplicemente, abilità nel non
cadere.
Perché a noi non interessa tanto stare in piedi, ma non
cadere davanti a tutti. Un concetto che facciamo in fretta a liquidare quando
ce ne parlano, ma per cui ci struggiamo ogni sera pensando a delle conseguenze
che forse non arriveranno mai, forse questo pensiero ci affligge talmente tanto
nel profondo, che mi chiedo se sia esso stesso il male che vuole predire.
Filippo P.
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