Lo spettacolo che andremo a vedere è liberamente tratto dal romanzo di fantascienza "Fahrenheit 451" di Bradbury, scritto nel 1953.
Ambientato in un imprecisato futuro, vi si descrive una società totalitaria in cui leggere o possedere libri è considerato un reato, per contrastare il quale è stato istituito un apposito corpo di vigili del fuoco impegnato a bruciare ogni tipo di volume.
Il titolo del romanzo si riferisce a quella che Bradbury riteneva essere la temperatura con la quale venivano bruciati i libri.
Questo testo ha molti contenuti interessanti,
soprattutto oggi, perché la descrizione del mondo “fantascientifico” di
Bradbury paradossalmente è molto
vicina alla nostra realtà.
La messa in scena di una società senza libri, e quindi priva di
memoria del sapere, e la conseguente, manifesta e dichiarata incapacità degli
abitanti di sviluppare un pensiero personale e critico, può promuovere
nel pubblico, semplicemente vedendola, una minima riflessione sul valore della
trasmissione della cultura (rappresentata in quel caso dai libri) e sulle
possibili conseguenze di tale perdita.
Ma accanto al tema del sapere ne entra in scena subito un altro,
altrettanto insistente e drammatico: la perdita della capacità di amare, di
emozionarsi, di aprirsi ai sentimenti senza timore, che caratterizza i
personaggi di questa società. Un impoverimento generale delle relazioni
affettive e famigliari è causato, infatti, dalla non importanza attribuita da
questo modello di società al momento delle vere relazioni con gli altri,
appiattite sulla chiacchiera vuota e superficiale.
E i ribelli, gli uomini-libro del finale del testo e della
rappresentazione, sono il simbolo di questa possibilità di recupero a nostra
disposizione. Basta, come in questo caso, ascoltarli.
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