venerdì 12 ottobre 2018

Riflessioni: adolescenti ed equilibristi



Nella foto sul libro di antologia si vede un ragazzino che sta perdendo l’equilibrio, ma secondo me poi riesce a riprenderlo grazie all’inclinazione che crea mettendo il suo corpo in un certo modo.
Con la frase dell’equilibrista ripenso alle mie giornate: succedono cose brutte e cose belle, come perdere l’equilibrio, ma poi lo si riprende tornando dritto sui propri passi.
Lorenzo N.














Non posso dire con certezza che l’adolescenza sia uno stretto filo su cui camminare. L’equilibrio, per me, più che un miracolo mi sembra un obiettivo: per percorrere questa corda chiamata “adolescenza” non abbiamo bisogno di un miracolo, ma di abilità.
Abilità nello scansare i problemi, abilità nell’aggrapparci ad una mano sicura quando ne abbiamo bisogno o, semplicemente, abilità nel non cadere.

Perché a noi non interessa tanto stare in piedi, ma non cadere davanti a tutti. Un concetto che facciamo in fretta a liquidare quando ce ne parlano, ma per cui ci struggiamo ogni sera pensando a delle conseguenze che forse non arriveranno mai, forse questo pensiero ci affligge talmente tanto nel profondo, che mi chiedo se sia esso stesso il male che vuole predire.
Filippo P.


Racconto liberamente ispirato all'uscita presso la cascina Battivacco


Era un giovedì normalissimo, anche se non fu così. Quel giorno dovevo andare assieme alla mia classe di terza media una cascina nelle vicinanze di Assago.

Poteva essere una comune gita dove saremmo usciti alle 8.15 e rientrati alle 14.30, ma nessuno degli orari venne rispettato.
Partimmo con 40 minuti di ritardo, non a causa di qualcuno, ma per colpa del tempo. Si era scatenata una tempesta imponente che non ci permetteva di lasciare la scuola. Appena diminuì un po’ cogliemmo l’occasione e ci incamminammo. Passammo per un sentiero stretto e sporco che attraversava i campi assaghesi.

A causa della pioggia il terreno si era inumidito e si erano formate varie pozzanghere. Nel tragitto incontrammo svariati animali: dalle brutte e pelose nutrie ai piccoli e viscidi lumaconi.
A parte tutto fu una tranquilla passeggiata, sino a quando non sentii un vuoto sotto il mio piede sinistro. Poco dopo realizzai che ero sprofondato in un buco coperto dall’acqua, alto circa mezzo metro.
Urlai cercando di fermare il gruppo, così tutti si girarono e vedendomi in quelle condizioni scoppiò una grassa risata (non posso biasimarli, avrei riso anch’io), fatta eccezione per i professori che vedendomi così si preoccuparono. Subito mi domandarono cosa fosse successo e se riuscissi ad alzarmi. Io stavo bene, ma avevo il piede incastrato nel fango…

Alcuni miei compagni tentarono di tirarmi fuori ma invano, mentre le ragazze cercarono dei bastoni per spostare fanghiglia. Nel frattempo un docente e un gruppetto tornarono indietro per cercare aiuto. Nessuno di noi aveva il telefono perché ci era stato vietato, quindi i soccorsi non sarebbero arrivati presto.
Ero tranquillo, pensavo sarebbe andato tutto bene, speravo che sarebbe andato tutto bene.
Ad un certo punto, improvvisamente, il cielo si scurì, vedemmo un lampo e poco dopo sentimmo un frastuono inaudibile. Un fulmine aveva colpito un albero vicino al sentiero che stavamo percorrendo.
Tutti iniziarono ad urlare e correre… Io ero ancora incastrato e adesso avevo paura. In prede all’ansia mi dimenai con tutte le mie forze ma niente, ero stanchissimo.

Vidi che anche l’ultimo accompagnatore con i ragazzi rimanenti scappò via.
Avevo chiusi gli occhi, faticavo a respirare e sentivo molto caldo: l’incendio si era propagato. Temevo il peggio. Poi ricordo solo di aver sentito un lieve rumore d’eliche in movimento perché una frazione di secondo dopo sentii cadere vicino a me un albero, che con un ramo mi colpì violentemente la testa.
Pensavo di esser morto, anzi non pensavo più, sino a quando qualche giorno dopo vidi la luce. Aprivo a malapena gli occhi e capii che ero in una camera d’ospedale. Mi sentivo fortunato. Percepivo un forte dolore alla testa nel punto dell’urto e poi mi venne in mente del piede. Tentai di muoverlo, quando mi accorsi che per metà era stato tagliato. Appena visto l’orrore vomitai sulle coperte.
Poco dopo vidi entrare un’infermiera che mi sorrise: fu felice di vedermi sveglio.
Due giorni dopo venni dimesso con mezzo piede in meno e una storia da raccontare.

Lorenzo D.

mercoledì 10 ottobre 2018

Appuntamenti da non perdere: PREMIO GALDUS e IO LEGGO PERCHE'

Vi segnalo due appuntamenti da non perdere riguardanti la lettura e la scrittura (ma anche altre forme d'arte).

Il primo è il Premio Galdus 2019, al quale siete invitati a partecipare.
Il tema delle opere per quest'anno sarà "L'ERRORE OPPORTUNO" e il regolamento è sul sito
Galdus premio 2019
https://www.galdus.it/la-scuola-professionale/arte-e-cultura-premio-galdus/

Il secondo appuntamento riguarda il progetto "Io leggo perché", al quale anche quest'anno la nostra scuola aderisce.
Venerdì 26 ottobre, nel pomeriggio, sarò presente alla libreria Feltrinelli presso il Centro Commerciale Carrefour di Assago per parlare di come nasce una storia e leggere insieme i passaggi dei libri che abbiamo amato di più!