lunedì 14 dicembre 2015

La madre di Cecilia (da "I promessi sposi")

Arrivato alla cantonata della strada, ch’era una delle più larghe, vide quattro carri fermi nel mezzo; e come, in un mercato di granaglie, si vede un andare e venire di gente, un caricare e un rovesciar di sacchi, tale era il movimento in quel luogo: monatti ch’entravan nelle case, monatti che n’uscivan con un peso su le spalle, e lo mettevano su l’uno o l’altro carro: alcuni con la divisa rossa, altri senza quel distintivo, molti con uno ancor più odioso, pennacchi e fiocchi di vari colori, che quegli sciagurati portavano come per segno d’allegria in tanto pubblico lutto. Ora da una, ora da un’altra finestra, veniva una voce lugubre: «qua, monatti!». E con suono ancor più sinistro , da quel tristo brulichìo usciva qualche vociaccia che rispondeva: «ora, ora». Ovvero eran pigionali che brontolavano, e dicevano di far presto: ai quali i monatti rispondevano con bestemmie. Entrato nella strada, Renzo allungò il passo, cercando di non guardar quegl’ingombri, se non quanto era necessario per iscansarli; quando il suo sguardo s’incontrò in un oggetto singolare di pietà, d’una pietà che invogliava l’animo a contemplarlo; di maniera che si fermò, quasi senza volerlo. Scendeva dalla soglia d’uno di quegli usci, e veniva verso il convoglio , una donna, il cui aspetto annunziava una giovinezza avanzata, ma non trascorsa; e vi traspariva una bellezza velata e offuscata, ma non guasta, da una gran passione, e da un languor mortale: quella bellezza molle a un tempo e maestosa, che brilla nel sangue lombardo. La sua andatura era affaticata, ma non cascante; gli occhi non davan lacrime, ma portavan segno d’averne sparse tante; c’era in quel dolore un non so che di pacato e di profondo, che attestava un’anima tutta consapevole e presente a sentirlo. Ma non era il solo suo aspetto che, tra tante miserie, la indicasse così particolarmente alla pietà e ravvivasse per lei quel sentimento ormai stracco e ammortito ne’ cuori. Portava essa in collo una bambina di forse nov’anni, morta; ma tutta ben accomodata, co’ capelli divisi sulla fronte, con un vestito bianchissimo, come se quelle mani l’avessero adornata per una festa promessa da tanto tempo, e data per premio. Nè la teneva a giacere, ma sorretta, a sedere sur un braccio, col petto appoggiato al petto, come se fosse stata viva; se non che una manina bianca a guisa di cera spenzolava da una parte, con una certa inanimata gravezza, e il capo posava sul l’omero della madre, con un abbandono più forte del sonno: della madre, ché, se anche la somiglianza de’ volti non n’avesse fatto fede, l’avrebbe detto chiaramente quello de’ due ch’esprimeva ancora un sentimento. 
Un turpe monatto andò per levarle la bambina dalle braccia, con una specie però d’insolito rispetto, con un’esitazione involontaria. Ma quella, tirandosi indietro, senza però mostrare sdegno né disprezzo, «no!» disse: «non me la toccate per ora; devo metterla io su quel carro: prendete». Così dicendo, aprì una mano, fece vedere una borsa, e la lasciò cadere in quella che il monatto le tese. Poi continuò: «promettetemi di non levarle un filo d’intorno, né di lasciar che altri ardisca di farlo, e di metterla sotto terra così». Il monatto si mise una mano al petto; e poi, tutto premuroso, e quasi ossequioso, più per il nuovo sentimento da cui era come soggiogato che per l’inaspettata ricompensa, s’ affaccendò a far un po’ di posto sul carro per la morticina. La madre, dato a questa un bacio in fronte, la mise lì come sur un letto, ce l’accomodò, le stese sopra un panno bianco, e disse l’ultime parole: «addio Cecilia! riposa in pace! Stasera verremo anche noi, per restar sempre insieme. Prega intanto per noi; ch’io pregherò per te e per gli altri». Poi voltatasi di nuovo al monatto, «voi», disse, «passando di qui verso sera, salirete a prendere anche me, e non me sola». Così detto, rientrò in casa, e, un momento dopo, s’affacciò alla finestra, tenendo in collo un’altra bambina più piccola, viva ma coi segni della morte in volto. Stette a contemplare quelle così indegne esequie della prima, finché il carro non si mosse, finché lo poté vedere; poi disparve. E che altro poté fare, se non posar sul letto l’unica che le rimaneva, e mettersele accanto per morire insieme? come il fiore già rigoglioso sullo stelo cade insieme col fiorellino ancora in boccio, al passar della falce che pareggia tutte l’erbe del prato.


COMPITI DELLE VACANZE DI NATALE

ITALIANO

Grammatica
Ripassare sul libro "Parole come strumenti" l'analisi del periodo (da p. 563) e svolgere gli esercizi 13, 15, 16 di p. 605

Epica
Ripassare sugli appunti e sul libro "Il rifugio segreto- Leggere i classici" il Romanticismo (da p. 301 a p. 339) in vista della VERIFICA DI LETTERATURA che avrà luogo durante le prime settimane di gennaio.

Antologia
Svolgere, su foglio protocollo, un tema a partire dalla seguente traccia: "Nel libro che stiamo leggendo in classe, Il segno dell'onda, il protagonista si sta facendo trascinare da un esperimento che lui stesso ha ideato. Che cosa succede, secondo te, quando una cosa che si pensava di poter tenere sotto controllo, sfugge di mano in maniera imprevedibile? A te è mai capitato? Sei in grado di fare qualche esempio capitato ad altre persone?"

Narrativa
Procurarsi e iniziare a leggere il libro (Il buio oltre la siepe di Harper Lee o Il cacciatore di aquiloni di Hosseini) con scadenza il 28 gennaio.

STORIA- GEOGRAFIA: ripassare il programma svolto.

BUONE FESTE!!!

D

venerdì 11 dicembre 2015

Nuovi libri per il 28 gennaio 2016



Il cacciatore di aquiloni” di Khaled Hossein è un libro del 2004, edito da PIEMME. Si può trovare facilmente sia in biblioteca che in qualsiasi libreria!
Alla base del racconto  vi è un’amicizia legata al filo di un aquilone che sembra non debba spezzarsi mai, ma viene strappata da un evento che marchierà in maniera indelebile il tempo e la personalità dei due protagonisti, Amir e Hassan.
La trama del romanzo “Il cacciatore di aquiloni” lascia, per tutta la durata del libro, in sospensione e con il groppo in gola, fino a quando non è raccontata tutta la verità, ma a quel punto si ha voglia che la storia non finisca così presto.



Il buio oltre la siepe della scrittrice statunitense Harper Lee è un romanzo del 1960, edito in Italia dalla casa editrice Feltrinelli. Si trova molto facilmente sia in biblioteca che in qualsiasi libreria.
Il romanzo, il cui titolo originale era Uccidere un usignolo è ambientato nel Sud degli Stati Uniti degli anni Trenta, in un periodo in cui il razzismo era ancora ben radicato nella società e vi era la segregazione razziale, pratica di restrizione dei diritti civili dei neri.
La protagonista del libro è Scoutuna ragazzina vivace, difficile da gestire, che crescendo si accorge delle pecche della società in cui vive.
Il buio oltre la siepe è un romanzo toccante, che invade lo spirito con le sue verità crudeli. Un libro che ci mostra quanto la vita sarebbe migliore se a cambiare le cose fossero i bambini, gli unici veramente in grado di superare i pregiudizi e di guardare la realtà così com’è.